Quando si valuta la richiesta di un prestito, l’attenzione si concentra spesso sull’importo della rata mensile o sulla durata del rimborso. Tuttavia, il vero DNA di ogni finanziamento, l’elemento che ne determina il costo totale e la reale convenienza, è il tasso d’interesse. Questa percentuale non è un numero arbitrario fissato dalla banca, ma il risultato di un’analisi complessa che tiene conto di fattori di mercato, esterni al controllo del singolo, e di caratteristiche specifiche del richiedente.
Comprendere quali sono questi elementi e come influenzano il tasso finale è fondamentale per ogni consumatore che desidera approcciare una richiesta di credito in modo consapevole. Sapere perché un tasso viene offerto a un certo livello permette di valutare la congruità dell’offerta e di capire come migliorare la propria posizione contrattuale. Prima di impegnarsi, utilizzare uno strumento online può essere d’aiuto; a tal proposito, calcola il tasso d’interesse del tuo prestito per avere un’idea dell’importo della rata.
Le decisioni della BCE
Il primo insieme di fattori che determina il tasso d’interesse è di natura macroeconomica. Le decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE), mirate a controllare l’inflazione o a stimolare l’economia, influenzano direttamente i tassi di riferimento interbancari. Per i prestiti a tasso variabile, l’indice principale è l’Euribor; per quelli a tasso fisso, è l’Eurirs (o IRS). Questi indici rappresentano il “costo del denaro” di base sul mercato. A questo valore, ogni istituto di credito aggiunge uno “spread”, ovvero un margine che copre i propri costi operativi, il rischio legato all’insolvenza e le proprie politiche commerciali. La somma del tasso di riferimento e dello spread determina il tasso finale (TAN) proposto al cliente. Di conseguenza, il contesto economico generale è il punto di partenza su cui si innestano tutte le valutazioni successive.
Il merito creditizio
Il secondo e più importante fattore, su cui il richiedente ha un controllo diretto, è il suo profilo di rischio personale. La banca, prima di concedere un prestito, deve valutare l’affidabilità del cliente; l’elemento più analizzato è la storia creditizia, verificata attraverso la consultazione di banche dati come il CRIF, che registrano ogni rapporto di credito di un consumatore. Un passato da pagatore puntuale, senza ritardi o insoluti, costruisce un’immagine di affidabilità che permette di accedere a tassi di interesse più bassi.
Altrettanto importante è la stabilità lavorativa e un rapporto sostenibile tra la rata e il reddito, che di norma non dovrebbe superare un terzo delle entrate nette mensili. Un contratto a tempo indeterminato, un’anzianità di servizio significativa o un’attività da lavoratore autonomo ben avviata e con un reddito dimostrabile sono considerati elementi di grande garanzia.
Migliorare il proprio profilo di rischio personale
Prima di richiedere un prestito, è buona norma verificare la propria situazione nelle banche dati creditizie per assicurarsi che non ci siano segnalazioni negative o errori da correggere, un’operazione che si può richiedere direttamente online. Ridurre il proprio indebitamento complessivo, magari chiudendo altre piccole linee di credito non necessarie prima di fare la richiesta, può migliorare il rapporto rata/reddito. Inoltre, presentare la richiesta insieme a un coobbligato o a un garante con un solido profilo finanziario può ridurre significativamente il rischio percepito dalla banca, portando a condizioni contrattuali più vantaggiose.
Caratteristiche specifiche del finanziamento
La durata del piano di rimborso può influenzare il tasso: un prestito a lunga durata, esteso su molti anni, comporta per la banca un’esposizione al rischio più prolungata nel tempo, poiché aumenta la probabilità che la situazione finanziaria del cliente possa cambiare. Per questo, potrebbe presentare un tasso di interesse leggermente superiore rispetto a un finanziamento di durata più breve. Anche la tipologia di tasso scelta (fisso o variabile) influisce: storicamente, i tassi variabili partono da un livello più basso rispetto ai fissi, poiché con questa opzione è il cliente, e non la banca, ad assumersi il rischio di futuri aumenti dei tassi di mercato. Un corretto calcolo tasso interesse prestito da parte della banca tiene conto di tutte queste variabili.
TAN e TAEG
È cruciale per il consumatore comprendere la differenza tra TAN e TAEG per valutare il costo finale: il TAN (Tasso Annuo Nominale) è il tasso di interesse “puro”; il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale), invece, è l’indicatore più importante e l’unico valido per un confronto reale. Rappresenta il costo totale del prestito, includendo nel suo calcolo anche tutte le spese accessorie obbligatorie: costi di istruttoria, spese di incasso rata, imposte, perizie e polizze assicurative. È come la differenza tra il prezzo di listino di un’auto e il suo prezzo finale “su strada”. Un’analisi approfondita, che parta da un buon calcolo tasso interesse prestito e dalla valutazione del TAEG, è la chiave per una scelta finanziaria non solo sostenibile, ma anche conveniente e trasparente.