Come iniziare a lavorare senza partita Iva

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Come iniziare a lavorare senza partita Iva: guida semplice

Molte persone si chiedono come iniziare a lavorare senza Partita Iva. Nell’articolo che segue vi spiegheremo come fare.

La partita Iva è obbligatoria per tutti quei lavoratori indipendenti che fatturano più di 5000 euro annui. Aprirne una dunque vuol dire portare ad un livello successivo la propria attività, affermarsi sul mercato e presentarsi a partner e collaborati con maggiore autorevolezza.

Purtroppo però avere una partita Iva significa anche avere degli obblighi fiscali importanti per chi è alle prime armi.

Un freelance che è ancora in fase sperimentale, ad esempio, può vacillare al pensiero di richiedere l’apertura di una partita Iva. Questo accade perché quando si è all’inizio e si hanno ancora pochi clienti, aprire una ditta può ritenersi una cosa molto impegnativa e importante.

La buona notizia, per chi ha il timore di fare il passo più lungo della gamba, è che iniziare a tastare il terreno senza impegno è possibile.

Ecco come fare ad iniziare a lavorare senza partita Iva.

Come iniziare a lavorare senza partita Iva

Un modo per iniziare a lavorare senza partita Iva facendo tutto a norma di legge esiste e si chiama prestazione occasionale. Tantissimi lavoratori infatti iniziano ad affacciarsi timidamente al mondo del business proprio grazie a questo strumento, che permette di cominciare a fornire servizi senza necessariamente dover provvedere ai costi di mantenimento di una partita Iva.

Ma che cos’è una prestazione occasionale? Scopriamo di più.

Che cos’è la prestazione occasionale

La prestazione occasionale è una tipologia di collaborazione che permette al lavoratore di fornire il proprio servizio allo stesso cliente in modo saltuario e occasionale. L’utilizzo di questo strumento può sostituirsi all’apertura di una partita Iva e per questo viene di frequente adottato dai freelance, spesso alle prese con una forte condizione di incertezza economica. Le libertà concesse da questo sistema sono diverse: chi utilizza la prestazione occasionale non è obbligato a rispettare i costi di mantenimento che propone invece la partita Iva. Il rapporto lavorativo, secondo questa modalità di collaborazione, non supera i 30 giorni.

Bisogna comunque sapere che non tutte le categorie possono usufruire del sistema appena indicato. Per disporre di partita Iva, infatti, bisogna presentare dei requisiti.

Innanzitutto, il rapporto lavorativo stretto attraverso la prestazione occasionale deve esaurirsi, come appena detto, entro i 30 giorni. Inoltre, possono accedere a questo tipo di sistema solo i lavoratori che non guadagnano oltre i 5.000 euro annui.

Quali altri requisiti bisogna avere per poter utilizzare la prestazione occasionale?

Di sotto, qualche indicazione.

Quando usare una prestazione occasionale

La prestazione occasionale, come abbiamo visto, può considerarsi una comoda alternativa all’apertura di una partita Iva. Purtroppo, però, non tutti possono servirsene. Tra le categorie di lavoratori che ne restano escluse, ad esempio, troviamo quelli che fanno parte di organi di amministrazione o anche tutti quelli che hanno già richiesto il pensionamento.

Anche i soggetti implicati in collaborazioni stabili e continuative con associazioni e società vengono tagliati fuori dalla possibilità di utilizzare la prestazione occasionale, assieme ai diplomatici e ai professionisti iscritti all’albo.

Il professionista che rilascia la prestazione occasionale deve recapitare al suo corrispondente una ricevuta con l’importo netto e la ritenuta d’acconto pari al 20% del compenso lordo.

Che cosa s’intende per lavoro occasionale?

La definizione di lavoro occasionale potrebbe comunque creare dei fraintendimenti. Per capire fino in fondo cosa voglia dire svolgere una mansione in modo non continuativo occorre quindi fare una distinzione tra lavoro autonomo e lavoro occasionale accessorio.

Difatti, a proposito di attività occasionali e non continuative, esistono normative differenti.

La prima riguarda appunto il lavoro autonomo occasionale. In questo caso si parla di lavoratori che svolgono professioni di tipo intellettuale. Nella categoria appena indicata rientrano, ad esempio, tutte quelle persone che svolgono la propria attività pur non essendo iscritti all’albo: in questo caso la definizione della stessa può dirsi perfettamente rappresentata dal lavoro occasionale.

La seconda normativa, invece, riguarda il lavoro occasionale accessorio. In questo caso l’attenzione si sposta verso quelle professioni rappresentate da attività del tutto subordinate.

Rientrano in questa definizione, ad esempio, le hostess che vediamo fare accoglienza agli eventi o anche le baby sitter che lavorano solo nel fine settimana.

Ricapitolando

Riassumendo quanto detto in precedenza quindi possiamo confermare che lavorare senza partita Iva è non solo possibile ma – per alcune categorie – addirittura consigliato. Chi lavora secondo la modalità proposta e rappresentata dalla prestazione occasionale, infatti, non ha la preoccupazione di doversi fare carico, a fine mese, dei costi di mantenimento che invece richiede l’apertura di una ditta.

Utilizzare questo strumento, tuttavia, è possibile solo se il lavoro è temporaneo e non continuativo. Questa modalità di accordo, infatti, viene modificata quando l’attività diventa abituale.

Infine, per poter utilizzare la prestazione occasione occorre essere certi che l’attività non preveda coordinazione del lavoro ed impiego dei mezzi come nel caso di un’attività di impresa.